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#IlVenerdìSospeso: This is or is not a meme?


[Fonte: lacriaturacreativa.com]


Niente più call, videocall, niente più attività da spuntare.

É venerdì ma stavolta vi chiedo un po' più di serietà.


Ma prima...

Questa rubrica è vostra. Ora più che mai.

Il Venerdì sospeso è un'idea nata così per caso pensando a tutte quelle volte che vediamo qualcosa che ci piace e che vogliamo condividere con gli altri. Mi sembrava carino prendere spunto dal famoso caffè sospeso ma in questo caso non sarà un qualcosa di fisico ma qualcosa di digitale.

Un articolo alla settimana su questo blog dove andremo insieme a scoprire tante, tantissime curiosità.

Perché è anche vostro?

Se avete delle proposte, se insieme possiamo fornire una conoscenza ed una comunicazione più chiara ed efficace per far sì che tutti sappiamo e conosciamo ciò che sta succedendo, non esitate a scrivermi.


Qual è il confine quando si parla di social? Quando c’è informazione o l’intenzione di trasmettere un messaggio e quando invece risulta frivolo?

Abbiamo la possibilità di usare TikTok e instagram per raccontarci o smuovere le coscienze.

É successa la stessa cosa quando abbiamo conosciuto la morte di George Floyd.

Nel maggio 2020 un video online ha scosso l’intero mondo e causato indignazione e manifestazioni da ogni parte del globo. Dobbiamo ammettere che se non fosse stato per quel video noi tutti non ne saremmo venuti a conoscenza e non ci saremmo resi conto della situazione.


Un'altra Storia

Valerissh, la TikTokker Ucraina

[Fonte: Profilo di Valerissh su TikTok]


Ora i social trasmettono e rendono virale un’altra storia.. quella di Valerissh, ragazza ucraina, che attraverso a dei trend di TikTok mostra la situazione in cui vive.

Nel mentre in cui scrivo, Valerissh ci ha raccontato di come ha vissuto dentro al bunker, ci ha mostrato le macerie per poi raccontarci del suo viaggio per la Polonia e di come è arrivata a Milano.

Il tutto sotto forma di trend TikTok e video a tratti “spiritosi”.

É stata intervistata dalla CNN e ospite a molti show televisi in tutto il mondo.

Anche se non hai TikTok sono sicura che sai esattamente chi è.

Quei video popolano il mio profilo, mi è quasi impossibile non vederla e i commenti che riceve sono quasi tutti di speranza e di sostegno.

Il suo è il modo in cui la sua generazione si racconta.


Ma qual è - se c’è - il confine per questa generazione e le generazioni future di trasmettere un messaggio dandogli il giusto peso?

La mia riflessione parte sia dal mio interrogarmi internamente sia dalla discussione pacifica avvenuta con altre persone al di fuori della mia cerchia.


Esorcizzare la paura

Pro e contro

[Fonte: Profilo di Valerissh su TikTok]


Alcuni sono a favore della libertà di potersi esprimere e della libertà di ironizzare e non lasciarsi abbattere.

Questo è e rimane un modo per non lasciarsi prendere dallo sconforto, per continuare a lottare, per riuscire anche emotivamente a non farsi schiacciare dai pesi.

La sua ironia non è sconcertante, non “fa del male a nessuno” ma ci rende partecipe di una tragedia.

Forse meglio dei telegiornalisti che scovano la storia strappalacrime, che ci bombardano di notizie ed immagini troppo crude per la nostra coscenza solo per il gusto di farci rimanere con un gruppo in gola.

Quella di Valerissh invece sembra più un esorcizzare la paura e trasmetterla agli altri e ci riesce benissimo.


Algoritmo

Nemico o Amico?

[Fonte: Pexels]


Di fatti, questo conflitto lo prendiamo tanto a cuore anche e grazie all’uso massivo dei social tra cui TikTok, Instagram e (sembra strano) anche Twitter torna in auge.

Perché è grazie all’essere tutti collegati che scopriamo e ci interroghiamo su tanti aspetti del mondo.

Questa guerra non è da meno e abbiamo visto in svariati modi come i social hanno cambiato il modo in cui la comunichiamo sia che facciamo parte del conflitto, sia che siamo esterni.

É anche vero che come crea informazione è capace anche di manipolarla e di mostrarne solo una parte.

É importante quindi capire che non esistono guerre di Serie A o guerre di Serie B e questa disparità purtroppo ne è complice l’algoritmo che governa queste piattaforme.


Chi lavora in questo campo sa che spesso gli algoritmi non sempre lasciano spazio alla libertà ma ci creano una bolla dove un dato fatto o è giusto o è sbagliato. Il bianco e nero senza possibilità di dibattito sano. Senza un grigio.


Is or is not a Meme?

Qual è il confine?

[Fonte: Profilo di Valerissh su TikTok]


Per questo io all’inizio non ero molto favorevole a seguire Valerissh. Tiktok comunque me la riproponeva più e più volte ma io ero molto scettica.

All’inizio la mia versione era totalmente negativa e ammetto che la mia visione attuale deve ancora essere smussata.

Per quanto fosse un modo per esorcizzare la sua paura, mi sembrava troppo diretta, troppo ironica.


“Non è un meme, è una guerra, una cosa seria!”

Continuavo a ripetermi questa frase.

Ad un certo punto, però, mi sono detta: è una voce. Una voce che vuole essere ascoltata.

Se tutti fossero stati come me, Valerissh e la sua famiglia non avrebbero ricevuto aiuto.


In qualche modo, chi l’ha supportata rendendola virale, l’ha aiutata senza nemmeno rendersene conto.


Quello che vediamo dopo: la sua faccia, il suo profilo in continua ascesa, l’essere pagata per essere intervistata da un Network all’altro… è solo contorno che la sta aiutando ad essere di nuovo cittadina del mondo ma è anche quel contorno che la rende l’INFLUENCER DELLA GUERRA.


E forse è proprio questo quello che mi spaventa: rendere una cosa tanto brutta come la guerra, frivola e senza valore.










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